Profilo clinico
I sintomi e la loro durata variano considerevolmente da paziente a paziente, da un attacco all'altro. Tuttavia, escludendo alcune forme peculiari, è possibile distinguere due tipi di emicrania:
l'emicrania con aura (o emicrania complessa) e l'emicrania senz'aura.
Le due si distinguono per la comparsa dell'insieme di sintomi specifici definiti aura emicranica.
Aura emicranica
Inizialmente l'aura si manifesta con la comparsa di uno scotoma scintillante, una distorsione nella vista, con visione di flash luminosi, lampi o forme geometriche che si allargano diffondendosi, testimoniando un coinvolgimento della corteccia visiva, situata nel lobo occipitale. I primi momenti si caratterizzano per un disturbo soggettivo della visione; il soggetto riferisce infatti la perdita di parte del campo visivo, talora difficile da descrivere e che viene confermata cercando di leggere un libro o ponendosi di fronte ad un'immagine. Gli scotomi assumono forme peculiari, simili alle merlature delle fortificazioni medioevali e vengono per questo definiti spettri di fortificazione o teicopsie. La presenza di scotomi può perciò portare a quadri di deficit visivo tale da simulare un'emianopsia laterale omonima. Qui sotto sono mostrati i caratteristici aspetti dell'aura visiva; si deve però ricordare che gli scotomi non sono statici, ma sono percepiti come scintillanti e si espandono fino ad investire un intero emicampo visivo.

Caratteristico spettro di fortificazione

Scotoma negativo, perdita della capacità visiva discriminatoria in un zona definita del campo visivo.
Scotoma positivo, percezione di strutture alterate o supplementari in una zona definita del campo visivo.
Perdita completa di un emicampo visivo.
Manifestazioni cliniche comuni
Nel periodo immediatamente successivo all'aura inizia a manifestarsi il tipico dolore emicranico. Benché la cefalea che segue l'aura è sovente meno intensa e di minore durata rispetto a quella dell'emicrania senz'aura, entrambe condividono i seguenti segni e sintomi:
• Dolore, moderato o forte in un solo lato della testa
• Fotofobia
• Fonofobia
• Osmofobia
• Nausea,[35]
• Vomito
• Stato di confusione
• Vertigini
• Sensazione di debolezza
• A volte diarrea
• Sincope, raro
I sintomi si attenuano con il riposo o la permanenza in ambiente buio e silenzioso.
Terapia
I farmaci antiinfiammatori non steroidei sono i farmaci più comunemente utilizzati nella terapia dell'attacco acuto; questi sono in grado di bloccare alcuni passaggi chimici (inibizione della ciclossigenasi) fondamentali dei precursori delle prostaglandine di cui viene bloccata la sintesi. Tra questi trovano impiego:
• Acido acetilsalicilico, 500–1000 mg
• Naprossene, 550–1100 mg
• Ibuprofene, 600–1200 mg
• Paracetamolo, 500–1000 mg
• Formulazioni che comprendano paracetamolo, acido acetilsalicilico e caffeina
• Diclofenac, 50–100 mg
• Ketoprofene, 50 mg
Si deve ricordare che l'uso di questi farmaci deve avvenire a stomaco pieno e deve essere comunque limitato nel tempo al fine di evitare le complicanze gastriche (gastrite, ulcera) e renali (nefropatia da FANS). Inoltre, il loro abuso e utilizzo prolungato, può provocare resistenza al trattamento e il viraggio verso una cefalea cronica quotidiana. Altri farmaci che trovano impiego nell'attacco acuto sono i triptani, sostanze che esplicano la loro azione attraverso la stimolazione dei recettori serotoninergici 5-HT1B e 5-HT1D. Tra questi, i più frequentemente usati sono:
• Sumatriptan, iniezioni sottocutanee da 6 mg o spray nasali da 20 mg
• Rizatriptan, compresse orosolubili da 10 mg
• Zolmitriptan, compresse orosolubili da 2.5 mg
Benché questi farmaci siano rapidi ed efficaci presentano alcuni tipici effetti collaterali quali flushing, parestesie (soprattutto il sumatriptan) e senso di costrizione toracica. Nella fase acuta possono inoltre essere utili alcuni presidi farmacologici atti a prevenire il vomito e limitare la nausea, quali la proclorperazina e la metoclopramide.
Un trattamento preventivo, di durata variabile ma che si protrae per circa 6 mesi, è invece necessario nei soggetti che presentano più di 2 crisi al mese e della durata complessiva di più di 4 giorni. Tra i farmaci più utilizzati si annoverano:
• Amitriptilina, in monosomministrazione serale di 25–100 mg, indicata qualora coesista una cefalea tensiva, depressione, ansia, insonnia, controindicata nei soggetti con glaucoma e ipertrofia prostatica.
• Beta-bloccanti, quali propranololo, metoprololo, atenololo, indicati qualora coesistano ipertensione e tachicardia, controindicati nella depressione, nell'asma e nel diabete mellito (ritardano il compenso adrenergico in caso di ipoglicemia).
• Calcio antagonisti, quali la flunarizina (5–10 mg) e la cinarizina (75–150 mg), indicati qualora coesistano ansia ed insonnia e controindicati in casi di depressione ed obesità.
• Acido valproico, da 500 a 1500 mg, richiede dosaggio plasmatico, indicato in pazienti resistenti a terapie tradizionali, controindicato in soggetti con diatesi emorragica e problemi epatici.
• Topiramato,[51][52] 200–400 mg, gravato da effetti collaterali quali alterazioni dell'eloquio, parestesie, anoressia e formazioni di calcoli renali (si consiglia una buona idratazione giornaliera qualora si ritenga necessario l'uso).